sabato 31 luglio 2010

Nuovi progetti per Joseph Kosinski





















TRON:Legacy non è ancora stato ultimato ma il regista Joseph Kosinski pensa già al futuro sfruttando la recente ondata di notorietà. La Disney, continuando l'operazione di ripescaggio dei suoi classici del passato, sarebbe intenzionata ad offrirgli la regia del remake di The Black Hole. Si fa strada anche l'ipotesi Archangels, thriller futuristico prodotto da fratelli Scott e incentrato su una squadra speciale che si occupa di abbattere gli alieni che riescono a oltrepassare il sistema di difesa della Terra. Tuttavia il progetto che sembra stargli maggiormente a cuore è l'adattamento di Oblivion, graphic novel scritta dalla stesso Kosisnki per la Radical Publishing, etichetta specializzata in fantasy e fantascienza. Graphic novel che dovrebber vedere la luce entro la fine dell'anno. Non male per un regista sulla cui abilità non si sa praticamente nulla ad eccezione di quanto visto nel trailer di Tron Legacy e negli spot pubblicitari da lui diretti.

Predators - Recensione

Predators
USA, 2010, colore, 107 min
Regia: Nimród Antal
Sceneggiatura: Alex Litvak, Michael Finch
Cast: Adrien Brody, Alice Braga, Topher Grace, Laurence Fishburne, Danny Trejo, Walton Goggins, Oleg Taktarov, Louis Ozawa Changchien

Non è un remake né un reboot bensì un sequel del primo Predator datato 1987, ci tiene a precisare il produttore Robert Rodriguez. In realtà può benissimo essere considerato come un misto di tutti e tre. Sicuramente c’è la volontà di rilanciare il franchise del secondo alieno più famoso della fantascienza per adulti (il trono di Alien non è mai stato messo in discussione) e il sequel (questo sì) già annunciato sta lì a testimoniarlo. La vicenda tiene in considerazione solo gli avvenimenti del capostipite della serie, il solido film d'azione diretto dallo specialista John McTiernan che poteva contare sul carisma e la prestanza fisica dello Schwarzy dei tempi d’oro. Dimentichiamoci quindi l’escursione tra i grattacieli di New York, i crossover con lo xenomorfo e la morte hollywoodiana di Raul Bova. Facciamo subito conoscenza con l’allegra combriccola di mostri del nostro tempo (mercenari, forze speciali, il narcotrafficante messicano, l’esponente della Yakuza e qualche psicopatico a condire il tutto) che vengono catapultati su un pianeta alieno incredibilmente simile alla giungla centroamericana salvo per qualche satellite in più nel cielo e si trasformano da cacciatori in prede degli alieni più rasta dell’universo. Molti sono gli interrogativi che si affacciano nelle lo teste: perché sono lì? Come ci sono arrivati? Qual è la minaccia? Per qualche spiegazione su come siano finiti sul pianeta natio dei Predator bisognerà attendere il sequel, il resto è semplice: fungere contemporaneamente da cavie e prede nell’immensa riserva di caccia degli alieni, interessati a studiarne le tecniche di combattimento. Inutile aspettarsi da questo Predators qualcosa che vada aldilà del semplice intrattenimento senza pretese che per essere goduto appieno richiede la visione del film originale ed essere inclini ad un gioco di rimandi e aspettative. L’espediente del fango per eludere il visore termico degli alieni viene riproposto anche qui nel finale mentre è assente la classica scena del Predator che si cura da solo le ferite lanciando un urlo di dolore che riecheggia in ogni dove. I personaggi, che svolgono esclusivamente la funzione di carne da macello più o meno coriacea, sono anch’essi ricalcati in buona parte sui membri del commando capitanato da Schwarzy 23 anni fa. C’è il russo massiccio armato di Minigun, per gli amici il “rotellone“, esattamente come il Blain (Jesse Ventura) dei tempi andati e, siccome il monopolio filmico dell’imperscrutabilità oramai appartiene ai giapponesi, troviamo uno yakuza al posto del pellerossa Billy (Sonny Landham). La sostanza rimane invariata.

La scelta di Adrien Brody nei panni dell’autoproclamatosi leader del gruppo appare abbastanza inspiegabile per un ruolo più nelle corde di un Gerard Butler. La repentina evoluzione del suo personaggio da cinico egoista a paladino dei più deboli è tanto illogica quanto inevitabile. Totalmente fuori parte è Alice Braga a cui non basta impedirle di lavarsi i capelli per un mese per renderla un cecchino credibile. Fishburne si presta alla parte del mezzo matto in un’inutile comparsata.
A farla da padrone sono ovviamente i cacciatori alieni con i loro animaletti da compagnia al seguito. Non lasciatevi ingannare dalla trovata pubblicitaria ordita da Rodriguez che mostrava Brody nel trailer tenuto sotto tiro da svariati mirini alieni, i Predator sono decisamente di meno e scopriamo che all’interno della loro razza non sono tutti uguali e si divertono a cacciarsi a vicenda. Non ci sono più i Predator di una volta comunque, capaci di dare filo da torcere perfino a Governator. Pare che queste nuove generazioni adorino morire in maniera piuttosto banale peccando di arroganza o facendosele dare di santa ragione da un giapponese armato di katana per la felicità di Tarantino.
La regia di Nimrod Antal (del quale consiglio di recuperare assolutamente Kontroll) procede senza guizzi di sorta complice anche una sceneggiatura piuttosto ripetitiva nelle sue dinamiche di caccia al gatto col topo. L’azione non manca così come anche una discreta dose di violenza ed è abbastanza per l’obiettivo che il film si pone.

mercoledì 28 luglio 2010

Assault Girls

Asaruto gâruzu
Giappone, 2009, colore, 65 min
Regia: Mamoru Oshii
Sceneggiatura: Mamoru Oshii
Cast: Yoshikazu Fujiki, Rinko Kikuchi, Meisa Kuroki, Hinako Saeki

Dai creatori della simulazione virtuale Avalon è in arrivo un nuovo ambiente di gioco chiamato Avalon-F. Solo una ristretta cerchia di giocatori è chiamata a testarlo prima che venga diffuso su larga scala. Scopo del gioco è eliminare le gigantesche suna kujira (balene della sabbia) ovvero una scopiazzatura dei vermi della sabbia di Dune in versione gioco di ruolo giapponese. La loro uccisione permette di guadagnare punti da utilizzare per acquistare armi più potenti e veicoli in grado di facilitare il compito. Per completare il livello è necessario scovare e distruggere l’elusivo e ancora più enorme boss di fine livello. Gli individualisti giocatori, tre donne (Gray, Colonel e Lucifer) e un uomo (chiamato con grande originalità Jäger, ossia cacciatore), dovranno unire le forze per raggiungere l’obiettivo.

Può un film di poco più di un’ora essere mortalmente noioso? La risposta è scontata.
I primi quindici minuti vengono impiegati, utilizzando immagini fisse e voce fuori campo (che quantomeno è comprensibile), per spiegare il contesto socio-politico del mondo reale che abbiamo già avuto modo di conoscere in Avalon, al termine dei quali facciamo finalmente la conoscenza dell’arido campo di battaglia e delle creature che lo popolano. Come era lecito attendersi le scene d’azione, sbandierate nel trailer, che ricorrono ad un massico uso di CG si limitano a due episodi isolati di breve durata, rispettivamente all’inizio e alla fine della pellicola. In mezzo scorre la monotonia dell’attesa tanta cara al regista nipponico e la noia dello spettatore. Se Avalon poteva contare sulla ricercatezza geometrica delle inquadrature effettuate per lo più in interni e sul sapiente uso del colore che amplificava il senso di irrealtà, Assault Girls è il trionfo della banalità. Inquadrature insignificanti che sembrano estratte da un servizio fotografico per cosplayer, dove le nostre solitarie eroine dall’inesistente psicologia stanno ferme in posa plastica guadando l’infinito o vagano meditabonde mentre la voce del master di gioco continua a ripetere ad oltranza che se non fanno gruppo non si va da nessuna parte. Ricorrenti riprese di una lumaca bavosa, che riassume perfettamente l’incedere del film, interrompono questi poetici e toccanti momenti. Caliamo un velo pietoso sulle scenette di Lucifer, l’idiota del gruppo.
Oshii dal canto suo è più interessato a cercare nuove forme di ibridazione tra cinema e videogame (come il combattimento tra Jäger e Gray con tanto di “Round 1 Fight“) e a citare ironicamente i suoi precedenti lavori (Ghost in the Shell) che alla costruzione dei personaggi e di una trama. Ironicamente l’attenzione psicologica riservata ai protagonisti/personaggi è di gran lunga inferiore a qualsiasi videogame odierno.
I pochi dialoghi del film sono recitati in inglese con sottotitoli in giapponese. Sarebbe meglio dire nell’inglese parlato dai giapponesi che non ha non ha nulla a che vedere con l‘inglese. Tanto valeva salvare la dignità degli attori facendoli parlare nella loro lingua madre visto che non si capisce nulla comunque.

martedì 27 luglio 2010

Seres: Genesis l'X-Files messicano














Terza incursione messicana in territorio fantascientifico in meno di due anni. Se ad Alex Rivera, autore dell'ottimo Sleep Dealer, andrebbe concessa fiducia e un budget adeguato per le sue visioni, lo stesso non si può dire per Francisco Laresgoiti che si spera venga fermato prima di realizzare la seconda parte di 2033.

La Divisione 7 della multinazionale Owal Tec si occupa di investigare sui più disparati avvenimenti paranormali del globo. In particolare è alla ricerca di un manoscritto maya che riporta con precisione la data della fine del mondo. Premesse non certo originali per il film diretto da Angel Mario Huerta, prima capitolo di una trilogia che proseguirà con Evolution e si concluderà con Extincion (chi ha detto Resident Evil?).


Nuova invasione aliena in Skyline dei fratelli Strause













I fratelli Colin e Greg Strause non abbandonano il mondo della fantascienza con questa produzione a basso costo che vede la città di Los Angeles vittima di un'invasione di alieni ostili. Costruitisi un solido background nel campo degli effetti speciali (Avatar, 2012, L'incredibile Hulk solo per citarne alcuni), tornano alla regia dopo essersi fatti negativamente notare in Aliens vs Predator 2.
Nottata di baldoria per un gruppo di amici in un albergo di lusso situato nella periferia di Los Angeles. Il risveglio in seguito a strani rumori non sarà dei più piacevoli. Misteriose luci blu stanno provocando la scomparsa di numerose persone nel centro della città. La prezenza di enormi UFO che discendono dal cielo non lascerà dubbi sulla destinazione della gente.
Cast unicamente composto da volti televisivi più o meno noti (Donald Faison, Eric Balfour, Scottie Thompson).

sabato 24 luglio 2010

The Art of Negative Thinking - Sottotitoli

Kunsten å tenke negativt
Norvegia, 2006, colore, 79 min

Regia: Bård Breien

Sceneggiatura: Bård Breien

Cast: Fridtjov Såheim,
Kjersti Holmen, Henrik Mestad, Marian Saastad Ottesen, Kari Simonsen, Kirsti Eline Torhaug, Per Schaaning

Piccola gemma di cinema norvegese, The Art of Negative Thinking è una commedia nerissima di grande forza dissacrante.
Geirr è costretto su una sedia a rotelle in seguito ad un incidente. Nel tentativo di mostrare a chiunque quanto sia miserabile la sua vita ha imboccato un vicolo cieco fatto di isolamento, autocommiserazione, fissazione per le armi e i film sulla guerra del Vietnam e marijuana. Dopo due anni la moglie Ingvild non riesce più a sopportare questa situazione e, nel disperato tentativo di salvare il loro matrimonio, invita a casa un gruppo di sostegno locale il cui credo è il pensiero positivo. Dopo non poche resistenze, Geirr, con lo spauracchio di perdere la moglie, accetta riluttante di incontrarli. Non gli ci vorrà molto per rendersi conto che dietro i sorrisi di facciata, i membri del gruppo sono disperati tanto quanto lui. Lillemor è un’ipocondriaca signora abbandonata dal marito che non accetta di essere una borghese decaduta. Asbjorn è reduce da un ictus e pieno di aggressività repressa. Marte è una ragazza paralizzata dal collo in giù che dietro il sorriso a trentadue denti nasconde i reali sentimenti verso il marito Gard, responsabile della sua condizione. Geirr inizierà la sua personale battaglia con Tori, la fanatica terapista del gruppo, rifiutandosi di vedere ogni cosa sotto un luce positiva. Seguirà una notte di bagordi, confronti e verità svelate dalla quale emergerà prepotentemente la provocatoria arte di pensare negativamente.

Sottotitoli The Art of Negative Thinking

Paul Bettany prete guerriero in Priest





















Smesse le ali dell'angelo protettore, Paul Bettany si appresta a lucidare coltelli e crocifissi trasformandosi in prete guerriero. E lo fa sotto la guida dello stesso regista dell'inguardabile Legion.
Priest è tratto dal cupo manhwa del sudcoreano Hyung Min Woo e sfrutta l'intramontabile filone vampirico in quella che sembra una versione post-apocalittica di Daybreakers.
Il film è ambientato in un mondo alternativo devastato da secoli di guerra tra umani e vampiri. La storia è incentrata su un leggendario prete guerriero (Paul Bettany) che vive insieme a quel che resta dell'umanità in una città fortificata governata dalla Chiesa. Quando la nipote (Lily Collins) viene rapita da un branco di succhiasangue, il nostro palestrato prete parte in sua ricerca prima che venga trasformata. Sarà accompagnato nel viaggio dal fidanzato della nipote (Cam Gigandet) e da un'ex sacerdotessa guerriera (Maggie Q). Il resto del cast comprende Karl Urban, Christopher Plummer, Brad Dourif e il vampiricamente recidivo Stephen Moyer. A dispetto della data del poster, l'uscita è prevista per l'estate 2011.



venerdì 23 luglio 2010

Primo trailer per Monsters di Gareth Edwards
















Sei anni dopo che la Terra ha subito un'invasione aliena, un cinico giornalista accetta di accompagnare una coppia di turisti americani attraverso una vasta zona del Messico, dichiarata infetta e messa in quarantena, per aiutarli a raggiungere il confine con gli Stati Uniti.




Trailer via IGN

Primo poster per Safe House

È ufficiale il nuovo progetto di Simon Hunter, regista di Mutant Chronicles. Si tratta di Safe House, le cui riprese cominceranno in Sudafrica nella primavera dell'anno prossimo. Il produttore Steve Iles si lascia andare agli abituali paragoni descrivendolo come un incrocio tra Distretto 13 e La cosa.
L'Image Engine, che ha creato gli alieni in District 9, è in trattativa per occuparsi del design delle creature che popoleranno la pellicola. Nel cast Lena Headey (300, The Sarah Connor Chronicles) e il veterano Michael Ironside.

Codehunters
















Qualche tempo fa parlai su queste pagine di A.D. film d'animazione in CG a base di zombie attualmente in lavorazione. Codehunters è il precedente lavoro del regista Ben Hibon, un pregevole corto in cel shading dal gusto spiccatamente nipponico con i suoi personaggi che sembrano usciti da un J-RPG. Non per nulla a commissionarlo fu il canale MTV Asia. In teoria doveva rappresentare il pilot di un progetto più ampio e che a questo punto (il corto è del 2006) temo non vedrà mai la luce. È possibile scaricare Codehunters in HD a questo indirizzo (circa 550 mega).



domenica 18 luglio 2010

Journey To Saturn - Sottotitoli

Rejsen til Saturn
Danimarca, 2008, colore, 90 min

Regia: Kresten Vestbjerg Andersen, Thorbjørn Christoffersen, Craig Frank

Sceneggiatura: Nikolaj Arcel, Rasmus Heisterberg

Voci: Casper Christensen, Frank Hvam, Ali Kazim, Simon Jul Jørgensen, Iben Hjejle


Un gruppo di scanzonati astronauti danesi parte per Saturno in cerca di risorse naturali. Scoprirà una minaccia aliena che vuole impadronirsi della Terra partendo proprio dalla Danimarca. Tratto dal fumetto omonimo di Claus Deleuran, Journey to Saturn è lontano anni luce dalla qualità tecnica Pixar così come dal suo buonismo. Si diverte a sbeffeggiare tutto e tutti, dalla concezione del Paradiso cristiano alle convention di fantascienza, dal fanatismo dei militari ai regnanti di Danimarca. Il tutto condito con ettolitri di birra.

Sottotitoli Journey to Saturn


Atmosfera Zero - Recensione

Outland
UK, 1981, colore, 112 min
Regia: Peter Hyams
Sceneggiatura: Peter Hyams
Cast: Sean Connery, Peter Boyle, Frances Sternhagen, James Sikking, Clarke Peters, Kika Markham

Colonia mineraria Con-Am 27 situata su Io, uno dei satelliti di Giove. Solita routine per un gruppo di minatori agghindati nelle loro tute spaziali a settantacinque gradi sotto zero. Come tutti i lavoratori sottopagati si lamentano dei turni di lavoro, dell’inefficienza del sindacato e della carenza di attrezzature idonee. Ad un certo punto uno di loro va fuori testa, colpito da delirio allucinatorio pensa di avere un ragno nella tuta. Stacca il tubo dell’ossigeno e il gioco e fatto, la sua testolina si gonfia e viene rimpiazzata da una poltiglia sanguinolenta. Un bel grattacapo per Bill O'Neil (Sean Connery), il nuovo sceriffo federale della colonia, dato che non si tratta di un caso isolato. Uomo di comprovata integrità il nostro O‘Neil, fatto che gli ha creato non pochi problemi, sballottato da un incarico all’altro in gelide stazioni spaziali con famiglia la seguito. Il desiderio di scoprire la verità che si cela dietro il drastico aumento di suicidi che ha colpito la colonia negli ultimi tempi finirà, come in passato, per alienargli le simpatie dei vertici della corporazione che ha in gestione le operazioni minerarie su Io. Quest’ultima è riuscita a incrementare il tasso di produzione instaurando un massiccio traffico di droga in grado di garantire ai lavoratori un po’ di sballo e la resistenza a turni lavorativi altrimenti insostenibili. Unico difetto non trascurabile è che dopo un qualche mese la potente droga manda il cervello in pappa e si viene colpiti da un’irrefrenabile tentazione a farsi scoppiare la testa. Nonostante tutto, il sistema è collaudato, tutti sanno e voltano la testa dall’altra parte. Tutti tranne O’Neil che si dimostra incorruttibile arrestando gli spacciatori locali e firmando in questo modo la sua condanna a morte. Abbandonato da tutti, dovrà fronteggiare da solo l’arrivo dei killer che la direzione ha inviato dalla Terra.
Vecchie storie cambiano veste, raggiungono le stelle, ma non tradiscono la loro essenza. Stavolta tocca a Mezzogiorno di fuoco andare nello spazio. Atmosfera Zero ne ripropone in toto le tematiche dando vita ad un’efficace contaminazione tra le strutture narrative del western e del poliziesco. Sean Connery fornisce un’interpretazione solida per l’orgoglioso O’Neil, un uomo che si ritrova sempre più solo con lo scorrere della pellicola ma decide di combattere nonostante la paura che lo attanaglia mentre osserva su un tabellone l’impietoso scorrere del tempo che separa l’attracco dello shuttle proveniente dalla Terra insieme ai killer della corporazione. Siamo lontani ancora qualche anno dal rilancio in grande stile della sua carriera avvenuto dopo l’Oscar vinto per Gli intoccabili. Da lì in poi sarebbe seguita una seconda giovinezza d’attore e una sfilza di parrucchini sempre più improponibili; qui almeno ci si mantiene sul sobrio. A momenti di attesa molto ben calibrati come quello sopracitato fanno da coltraltare la bella scena d’inseguimento dello spacciatore attraverso buona parte della stazione spaziale e alcuni momenti efficaci a gravità zero che si concludono nel 100% dei casi con una testa che scoppia. Che i dialoghi siano decisamente incolori ci può stare vista la tipologia di personaggi che popolano la stazione ma certe incongruenze potevano essere evitate (perché i minatori continuano a far uso di una droga che porta inevitabilmente ad una fine atroce?).
Ciò comunque non toglie che Atmosfera Zero sia un film ben realizzato che merita senza dubbio una riscoperta grazie all’abilità nel creare suspense e la capacità di creare un contesto credibile: niente spade laser o affini, solo gente che lavora in condizioni estreme e tira a campare come può.
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