mercoledì 17 novembre 2010

Fantascienza d'animazione: Parte 1

BATTLE ANGEL ALITA

Gunnm
Giappone, 1993, 54 min

Regia: Hiroshi Fukutomi


Tratto dal manga di Yukito Kishiro, Battle Angel Alita o Gunnm che dir si voglia è un OAV datato 1993 realizzato dalla storico studio d’animazione Madhouse. Stranamente non riuscì ad ottenere il successo sperato venendo soppresso dopo appena due puntate. Forse è proprio nella sua natura di opera incompiuta, nei molti punti i interrogativi irrisolti sulla provenienza e il passato della cyborg Alita e nello spazio lasciato all’immaginazione che risiede la maggior parte del fascino di questi anime.

Battle Angel Alita è ambientato nella “città discarica”, caotica e decadente città dalle immancabili influenze etniche sovrastata dal sogno irraggiungibile rappresentato dalla fluttuante città di Salem. Città discarica sopravvive grazie agli scarti di quest’ultima e sua volta le fornisce materie prime tramite una serie di enormi tubi di metallo. La tecnologia cyborg è entrata a far parte della vita di tutti i giorni tanto che a molti “umani” di umano è rimasto solo il cervello. In questo contesto si muovono cacciatori di taglie, ladri di parti del corpo meccaniche, derelitti di varia natura e la cyborg protagonista che non ricorda nulla del suo passato ma a poco alla volta scopre di possedere abilità straordinarie.

Non avendo mai letto nemmeno un volumetto, del discorso fedeltà al manga mi importa ben poco. Considerato come prodotto a se stante ci troviamo di fronte ad uno spaccato cyberpunk cinico e violento sostenuto da animazioni, per l’epoca, di buon livello e dialoghi ispirati. Doppiaggio italiano monocorde.

Esplicitamente omaggiato da James Cameron nella serie televisiva Dark Angel, è il chiodo fisso del regista di Avatar da almeno dieci anni. La tecnologia adesso è dalla sua parte e il tanto agognato live-action potrebbe finalmente vedere la luce. Ne sapremo di più una volta conclusa la trilogia dei puffovatussi.


PARASITE DOLLS

Parasaito Dôruzu
Giappone, 2002, 85 min

Regia: Kazuto Nakazawa, Naoyuki Yoshinaga


Ennesimo anime cyberpunk scritto dal più prolifico sceneggiatore di anime cyberpunk, ovvero quel Chiaki Koala a cui si devono Serial Experiment Lain, Texhnolyze, Armitage III e Bubblegum Crisis che ha in comune con Parasite Dolls il medesimo universo. Per le edizioni italiana e americana, i tre distinti OAV originali, tre episodi slegati tra loro e ambientati a diversi anni di distanza l’uno dall’altro, sono stati fusi insieme a formare un lungometraggio. Unico filo conduttore è rappresentato dalle problematiche, non certo originali per un anime cyberpunk, legate alla difficile convivenza tra umani e androidi sempre più evoluti.

Anno 2034. Gli androidi, meglio noti come Boomer, sono stati creati dalla Genom Cooperation per servire la razza umana in tutti gli aspetti, dal supporto alla polizia alle bambole sessuali. In un clima di convivenza non sempre pacifico, la polizia ha creato una divisione segreta chiamata Branch incaricata di indagare sui crimini correlati ai Boomer. Tra i membri del gruppo spiccano il poliziotto dal passato travagliato Buzz Nikvest, un androide stile Big Jim chiamato Kimball e la sanguigna recluta Reiko Michaelson.
Il primo episodio si divide tra Boomer impazziti, un bizzarro stalking e ricchi figli di papà in cerca di emozioni forti.
Il secondo episodio che si svolge ad un anno di distanza dal precedente cerca di indagare la capacità di provare sentimenti e persino di sognare dei Boomer e vede la presenza di un cyborg serial killer.
Intervallo temporale di cinque anni e via con l’episodio conclusivo. Takahashi il capoccia della Branch scompare nel nulla. Durante la ricerca, Buzz e soci trovano una connessione tra la scomparsa di Takahashi e l’escalation di violenza nei confronti dei Boomer che ha caratterizzato gli ultimi anni.

A dispetto dell’anno di produzione, Parasite Dolls dal punto di vista visivo sembra un anime cyberpunk proveniente direttamente dagli anni 90, stesse animazioni stessi colori tenui. Il problema è la troppa carne al fuoco e il troppo poco tempo a disposizione per sviluppare spunti di riflessione in maniera approfondita. Le molte sottotrame toccano solo incidentalmente quella che dovrebbe essere la tematica centrale ovvero le problematiche di un’integrazione umani-androidi e inoltre lasciano poco spazio alla caratterizzazione dei personaggi principali.
Pur presentando dei buoni spunti, Parasite Dolls fallisce nel costruire uno spaccato sociale qui sviluppato con troppa superficialità.


APPLESEED EX MACHINA

Ekusu makina
Giappone, 2007, 103 min

Regia: Shinji Aramaki


Terzo lungometraggio d’animazione (del 1988 e del 2004 i precedenti) tratto dal manga cyberpunk di Masamune Shirow, Appleseed Ex Machina annovera in veste di produttore il regista John Woo.
In seguito alla guerra mondiale che ha decimato la popolazione, la città stato di Olympus si erge come ultimo baluardo di speranza in un mondo dilaniato dal caos e dai conflitti. Questa utopica megalopoli è governata da Gaia, un’enorme intelligenza artificiale, e amministrata dai biodroidi, umanoidi ottenuti con la manipolazione genetica. Ma sotto la facciata peace&love di Olympus si cela il suo lato oscuro fatto di trame e complotti politici e di mai sopiti conflitti razziali tra umani, biodroidi e cyborg. A mantenere la pace anche mediante l’uso della forza ci pensa la E-SWAT, la squadra speciale della polizia di Olympus, che vede come membri di spicco Deunan e Briareos, compagni sul lavoro e nella vita (con tutte le complicazioni del caso visto che lui è diventato un cyborg).

Sin dai titoli di testa la torreggiante scritta “Prodotto da John Woo” promette vibranti scene d’azione e lo zampino del regista cinese si avverte sin dalle prime battute con la rocambolesca irruzione dei protagonisti in una cattedrale. Grande inventiva nei combattimenti, ralenti mai invadenti o fastidiosi e, naturalmente, la colomba bianca svolazzante. Poi pur mantenendo un alto tasso spettacolare entrano in gioco i mecha ed è la solita solfa. Tutto si può dire di Appleseed ma dark non lo è mai stato e anche qui ci si muove in un contesto diurno molto luminoso.
Appleseed Ex Machina è realizzato come un mix tra grafica 3D tradizionale e cel shading con tutte le limitazioni tecniche del periodo, dalle animazioni legnose specie quando non si combatte alla scarsa espressività dei volti. Nonostante tutto siamo anni luce avanti a quell’obbrobrio di Vexille. Peccato per l’impalpabile trama da film d’azione ma almeno Briareos e soci sono più espressivi di Stallone e soci, il che è tutto dire…

Dopo il fallimento del progetto televisivo Appleseed Genesis, è in corso un nuovo tentativo di portare sugli schermi il manga di Masamune Shirow. Appleseed XIII dovrebbe essere composto da 13 episodi da 22 minuti ciascuno e due film complementari. Production I.G e Jinni’s Animation Studios si occuperanno della produzione di questo progetto previsto per la primavera del 2011.

1 commento:

CyberLuke ha detto...

Parassite Dolls l'ho visto, Appleseed mi sono fermato al primo.
Sonnolento.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...