sabato 2 aprile 2011

L'angolo dell'avventuriero: Gemini Rue

Alla fine Gemini Rue, precedentemente conosciuto con il titolo di Boryokudan Rue, è giunto alla tanto agognata commercializzazione grazie al supporto della Wadjet Eye Games. Se venite riscaldati da un alone nostalgico al solo sentire nominare le parole VGA e Beneath a Steel Sky continuate pure a leggere. Gemini Rue è un’avventure grafica indipendente di genere neo-noir fantascientifico che deve molto al sopracitato classico dei Westwood Studios e a Blade Runner sia videogame che film. Ci troveremo a vestire i panni di due personaggi le cui vicende sono strettamente connesse: Azriel Odin, poliziotto dall’oscuro passato e Delta-Six, cavia di una struttura segreta di riabilitazione. Il primo si muove sulla superficie del piovoso (bello a tale proposito il plug-in della pioggia) pianeta Barracus alla ricerca di informazioni sul fratello scomparso, il secondo, a cui è stata cancellata la memoria, è guidato dall’unico imperativo di fuggire dalla sua prigionia. Gemini Rue si configura come una classica avventura punta e clicca inframezzata da sporadiche sezioni, gestite tramite tastiera, che prevedono scontri a fuoco giusto per aggiungere un po’ di varietà al gameplay (per i più impediti è possibile abbassarne il livello di difficoltà). Gli enigmi sono strettamente logici e, vuoi anche per la ristretta quantità di locazioni, rimanere bloccati in un dato punto del gioco è pressoché impossibile. Si tratta perlopiù di utilizzare i terminali sparsi per il gioco in modo da ottenere informazioni preziose, di manipolare fisicamente altri personaggi facendo compiere loro una determinata azione (come in Lure of the Temptress, Joshua Nuernberger è fissato coi Westwood e su questo non ci piove) e di tenere a mente che i protagonisti non sono MacGyver e i metodi brutali sono incoraggiati. Arrovellarsi cercando le combinazioni più improbabili degli oggetti presenti nell’inventario non appartiene a Gemini Rue, perché semplicemente non si possono combinare. La storia, che poi è l’elemento cardine del genere, è ben raccontata sebbene sia pesantemente derivativa e presenti un grado di coinvolgimento che si attesta su livelli standard. Non è noiosa, grazie anche a dialoghi che vanno diritti al sodo senza perdersi in lungaggini di sorta, ma i colpi di scena, se così li vogliamo chiamare, sono tutt’altro che imprevedibili. Riesce comunque a stimolare il giocatore nella prosecuzione dell’avventura dato che il comparto grafico, volutamente in bassa risoluzione, leggasi datato (personaggi tutti uguali, locazioni spesso anonime e ripetute), unito ad un coefficiente di sfida che vira verso il basso, non rappresenta certo un incentivo. Il problema di Gemini Rue è che sembra puntare unicamente sull’effetto nostalgia e non presenta contenuti in grado di far scattare la scintilla come avviene in giochi come The Whispered World, favola poetica e toccante, e Downfall, avventura indie dallo stile schizzassimo e splatter. Se poi aggiungiamo che il prezzo, come tutti i giochi Wadjet Eye, è fin troppo alto per quattro orette di gioco (7-8 ore un corno), l’acquisto è da prendere con le molle.


2 commenti:

ClownTriste ha detto...

Forse ci sei andato giù troppo duro stavolta, è pur sempre un gioco indie fatto da una sola persona con tutti i limiti del caso

Count Zero ha detto...

Naturale che ne ho tenuto conto ma 15 euro per un gioco così qualcuno li riterrebbe addirittura offensivi. Downfall è indie, costava poco di più, e non mi pento di averlo comprato. Gemini Rue invece sì.

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