mercoledì 12 settembre 2012

L'industriale

L'industriale
Italia, 2011, colore, 94 min
Regia: Giuliano Montaldo
Sceneggiatura: Giuliano Montaldo, Andrea Purgatori
Cast: Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Francesco Scianna, Elena Di Cioccio, Andrea Tidona


La storia si svolge nella Torino dei nostri giorni, a fare da sfondo alla crisi economica che attanaglia tutta l'Italia. Nicola (Pierfrancesco Favino) e Laura (Carolina Crescentini) appartengono alla Torino bene, lui piccolo industriale che ha ereditato l'azienda dal padre, lei affermata architetta figlia di ricchi produttori vinicoli. L'agiatezza e un'apparente serenità familiare ne caratterizzano la vita ma la crisi economica colpirà anche loro (o meglio lui), facendo emergere un malessere nella coppia destinato a sfociare in una crisi profonda. Nicola si trova nella condizione di perdere tutto ciò che ha in qualche modo contribuito se non a rafforzare quantomeno a portare avanti. Troppo orgoglioso per chiedere un prestito alla suocera arpia, che forte della posizione economica potrebbe tranquillamente aiutarlo (non senza ottenere vantaggi per sé), scivolerà in una cupa depressione che metterà in luce le basi non proprio solide su cui poggia il suo matrimonio: la trasformazione da vincente che non scende a compromessi a uomo in crisi dominato dall'ansia di fallimento (resa ancora peggiore dalla volontà di non vanificare il lavoro di una vita del padre, figura fortemente presenta pur nella sua assenza) allontana Laura, che già non disdegna le attenzioni di un operaio rumeno, dal marito. Intanto banche e società finanziarie svolgono egregiamente la loro funzione di avvoltoi e si sottolinea la scarsa attenzione che l'Italia ripone nelle fonti di energia alternative e nella ricerca a loro correlata (la fabbrica destinata al fallimento produce pannelli solari). Crisi economica e sentimentale viaggeranno a braccetto almeno fino a quando la seconda prenderà nettamente il sopravvento. Purtroppo infatti, quello che ha prima vista potrebbe apparire come uno spaccato della crisi economica visto dagli occhi dei padroni, rivela ben presto la sua vera essenza di drammone sentimentale sulla disgregazione di un matrimonio. Il salvataggio della fabbrica da parte dell'orgoglioso Nicola perde visibilità nel corso della narrazione fino ad essere relegato sullo sfondo per fare capolino nel tragicomico finale. I riferimenti a temi di attualità sono presenti e graditi ma quando il film abbandona la strada del cinema di denuncia sociale per dedicarsi unicamente ai soporiferi tentativi di Nicola di non perdere la moglie -e il problema è che succede decisamente presto- spariscono pure loro. Non è il film che mi sarei aspettato, altrimenti non mi sarei avventurato in un genere per me indigesto.

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