domenica 18 luglio 2010

Atmosfera Zero - Recensione

Outland
UK, 1981, colore, 112 min
Regia: Peter Hyams
Sceneggiatura: Peter Hyams
Cast: Sean Connery, Peter Boyle, Frances Sternhagen, James Sikking, Clarke Peters, Kika Markham

Colonia mineraria Con-Am 27 situata su Io, uno dei satelliti di Giove. Solita routine per un gruppo di minatori agghindati nelle loro tute spaziali a settantacinque gradi sotto zero. Come tutti i lavoratori sottopagati si lamentano dei turni di lavoro, dell’inefficienza del sindacato e della carenza di attrezzature idonee. Ad un certo punto uno di loro va fuori testa, colpito da delirio allucinatorio pensa di avere un ragno nella tuta. Stacca il tubo dell’ossigeno e il gioco e fatto, la sua testolina si gonfia e viene rimpiazzata da una poltiglia sanguinolenta. Un bel grattacapo per Bill O'Neil (Sean Connery), il nuovo sceriffo federale della colonia, dato che non si tratta di un caso isolato. Uomo di comprovata integrità il nostro O‘Neil, fatto che gli ha creato non pochi problemi, sballottato da un incarico all’altro in gelide stazioni spaziali con famiglia la seguito. Il desiderio di scoprire la verità che si cela dietro il drastico aumento di suicidi che ha colpito la colonia negli ultimi tempi finirà, come in passato, per alienargli le simpatie dei vertici della corporazione che ha in gestione le operazioni minerarie su Io. Quest’ultima è riuscita a incrementare il tasso di produzione instaurando un massiccio traffico di droga in grado di garantire ai lavoratori un po’ di sballo e la resistenza a turni lavorativi altrimenti insostenibili. Unico difetto non trascurabile è che dopo un qualche mese la potente droga manda il cervello in pappa e si viene colpiti da un’irrefrenabile tentazione a farsi scoppiare la testa. Nonostante tutto, il sistema è collaudato, tutti sanno e voltano la testa dall’altra parte. Tutti tranne O’Neil che si dimostra incorruttibile arrestando gli spacciatori locali e firmando in questo modo la sua condanna a morte. Abbandonato da tutti, dovrà fronteggiare da solo l’arrivo dei killer che la direzione ha inviato dalla Terra.
Vecchie storie cambiano veste, raggiungono le stelle, ma non tradiscono la loro essenza. Stavolta tocca a Mezzogiorno di fuoco andare nello spazio. Atmosfera Zero ne ripropone in toto le tematiche dando vita ad un’efficace contaminazione tra le strutture narrative del western e del poliziesco. Sean Connery fornisce un’interpretazione solida per l’orgoglioso O’Neil, un uomo che si ritrova sempre più solo con lo scorrere della pellicola ma decide di combattere nonostante la paura che lo attanaglia mentre osserva su un tabellone l’impietoso scorrere del tempo che separa l’attracco dello shuttle proveniente dalla Terra insieme ai killer della corporazione. Siamo lontani ancora qualche anno dal rilancio in grande stile della sua carriera avvenuto dopo l’Oscar vinto per Gli intoccabili. Da lì in poi sarebbe seguita una seconda giovinezza d’attore e una sfilza di parrucchini sempre più improponibili; qui almeno ci si mantiene sul sobrio. A momenti di attesa molto ben calibrati come quello sopracitato fanno da coltraltare la bella scena d’inseguimento dello spacciatore attraverso buona parte della stazione spaziale e alcuni momenti efficaci a gravità zero che si concludono nel 100% dei casi con una testa che scoppia. Che i dialoghi siano decisamente incolori ci può stare vista la tipologia di personaggi che popolano la stazione ma certe incongruenze potevano essere evitate (perché i minatori continuano a far uso di una droga che porta inevitabilmente ad una fine atroce?).
Ciò comunque non toglie che Atmosfera Zero sia un film ben realizzato che merita senza dubbio una riscoperta grazie all’abilità nel creare suspense e la capacità di creare un contesto credibile: niente spade laser o affini, solo gente che lavora in condizioni estreme e tira a campare come può.

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